Continua il nostro viaggio tra gli italiani all’estero: docenti, personale, studenti dell’Università Bicocca ci raccontano come il resto mondo sta affrontando l’emergenza coronavirus, con un occhio inevitabilmente sempre puntato sull'Italia. Stavolta Laura Selmo, che da tempo si occupa di gestione delle risorse umane in Ateneo, ci porta nell’Orange County, in Florida, dove sale lo stato di allerta, come nel resto degli USA. A Orlando, scuole e università sono chiuse, si continua a fare sport all’aperto e le persone lavorano da casa ma "la corsa al supermercato è scattata anche qui”, ci racconta Laura.
Laura, da quanto tempo sei in Florida e di cosa ti occupi?
Sono a Orlando dal 23 febbraio 2020 per seguire un progetto di sviluppo e formazione del personale in collaborazione con l’University of Central Florida e nello stesso tempo, grazie alla possibilità di lavorare a distanza, continuo a svolgere anche le mie normali attività lavorative di gestione delle risorse umane per l’Università Milano-Bicocca.
Quali misure sono state adottate al momento?
Qui in Florida e in particolare nell’Orange County, a partire dal 26 marzo al 9 aprile si deve rimanere a casa e si può uscire, mantenendo la giusta distanza, solo per andare al supermercato, in farmacia e fare attività sportiva da soli. Ribadiscono di lavarsi le mani, mantenere la distanza e di segnalare immediatamente se si hanno sintomi. Hanno chiuso negozi, ristoranti, e bar: se si vuole consegnano a casa. Anche gli uffici pubblici hanno limitato gli accessi e alcuni risultano chiusi e chi ha la possibilità lavora da casa. Inoltre, a livello nazionale, quindi in tutti gli Stati Uniti, da circa due settimane non consentono di volare dall’Europa a qui e viceversa, salvo alcune eccezioni. Le città maggiormente colpite ad oggi sono New York e Los Angeles dove hanno imposto il lockdown già da parecchi giorni, anche se il contagio si sta diffondendo rapidamente in tante altre città e Stati, fra cui anche nella Florida stessa.
Come viene vissuta l’emergenza dai cittadini di Orlando?
Finora non ho visto scene di panico, sembra che stiano reagendo bene. L’unica cosa che ho notato è la corsa a fare riserva di beni, infatti alcuni scaffali dei supermercati risultano vuoti. Persone con le mascherine ancora poche.
Per il resto, le persone stanno rispettando le misure relative alla distanza sociale e all’isolamento?
Le persone mi sembra si siano adeguate e stanno in casa, inoltre se le incroci in giro si spostano e mantengono la distanza, cosa che peraltro faccio anche io. La polizia gira come al solito, non so se abbia aumentato i controlli. Qui fare attività fisica da soli è permesso: si può uscire a camminare e correre, gli spazi sono ampi e si incrocia qualcuno ci si distanzia senza problemi.
Chi ha necessità del tampone può farlo gratuitamente?
Il sistema sanitario negli USA come sappiamo è diverso dal nostro, le spese sanitarie in generale sono coperte dalle assicurazioni e sono a carico dei cittadini, oppure in alcuni casi dei datori di lavoro. Per coloro che non si possono permettere l'assicurazione comunque il governo garantisce dei servizi minimi. Sulla questione tamponi: sembrerebbe che, con assicurazione o meno, se una persona avverte di avere dei sintomi, deve innanzitutto sentire un medico e questo eventualmente lo indirizza a fare il tampone, che in questo caso è fatto gratuitamente anche per coloro che non sono coperti da assicurazione al fine di salvaguardare la Nazione dal diffondersi del virus. Le cose comunque sono cambiano da Stato a Stato e anche da contea a contea. Inoltre, le misure sono cambiate dall'inizio a oggi, perché la diffusione sta aumentando e si vogliono tutelare sempre di più, garantendo a tutti di poter fare il tampone.
E tu come hai riorganizzato il tuo lavoro e la tua giornata in isolamento?
A partire dalla metà di marzo, quando hanno cominciato a porre delle limitazioni ho iniziato a svolgere da casa e online le attività inerenti al progetto. La mia quotidianità quindi si è un po’ modificata, avendo dovuto limitare i contatti con l’esterno e lavorando maggiormente da sola. Comunque sto riuscendo a lavorare bene e a seguire le attività in modo proficuo, imparando anche molto sulla formazione e sullo sviluppo del personale.
Come stai affrontando il fatto di trovarti dall’altra parte del mondo in un momento così delicato per l’Italia?
Per adesso sto vivendo abbastanza bene la lontananza, pur essendo comunque preoccupata e molto dispiaciuta per quello che sta capitando in tutto il mondo. Sono in contatto con i miei familiari e con i miei colleghi che mi informano costantemente sulla situazione in Italia e spero tanto che le cose possano migliorare al più presto. Nello stesso tempo cerco di prendere tutte le precauzioni necessarie e di darmi la forza per affrontare questo momento particolare e delicato per tutti.
Ti senti al sicuro o saresti più tranquilla se fossi a casa?
In questo momento mi sento al sicuro perché sto limitando i contatti e le uscite. Inoltre dove sono io è un quartiere ben organizzato e tranquillo, che offre a una distanza abbastanza ravvicinata servizi essenziali come supermercati e farmacie e ho anche persone che conosco a cui posso rivolgermi in caso di necessità. Quindi per ora non mi sento spaventata, anche se bisogna comunque tenere alta l’attenzione. Cerco di mantenere una certa calma e organizzo la mia giornata svolgendo le diverse attività e occupando il tempo serale con qualche lettura e visione di film, anche per cercare di rasserenarmi un po’ e non sentire troppo la lontananza dai miei familiari.
Quando tornerai in Italia? Cosa ti aspetta?
Sarei dovuta rientrare il 5 aprile, ma il mio volo è stato cancellato, quindi ho dovuto ripianificare la partenza, sperando che il nuovo volo venga confermato, al 20 aprile. Non so ancora con precisione cosa mi aspetta al momento del rientro in Italia, perché le notizie cambiano velocemente in base anche alla data di rientro. Quello che so in questo momento che dovrò quasi di certo fare due settimane di quarantena (sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario). Comunque farò sicuramente quello che mi verrà richiesto. Tornerò in provincia di Milano, dove vivo. Poi se non sarà ancora possibile ritornare in Università, continuerò a lavorare a distanza.
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