Scusa, hai un invito? Ecco il nuovo passaporto per le stanze virtuali - Bnews Scusa, hai un invito? Ecco il nuovo passaporto per le stanze virtuali

Scusa, hai un invito? Ecco il nuovo passaporto per le stanze virtuali

Scusa, hai un invito? Ecco il nuovo passaporto per le stanze virtuali
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Clubhouse è una delle piattaforme social più recenti, lanciata solo lo scorso anno dalla Alpha Exploration Co. in poco tempo è già diventata un fenomeno mediatico. Prima ancora degli utenti tradizionali, su Clubhouse sono giunte le celebrità americane, che hanno iniziato a loro volta a invitare gli amici dando vita a un circolo elitario. Di invito in invito Clubhouse è arrivato anche in Italia, estendendosi a influencer, comunicatori e affini.
Ma come funziona questo nuovo social che impazza soprattutto fra i giovani? Basta un invito di qualcuno che già utilizza la app per avere accesso ad una stanza virtuale e poter partecipare attivamente alla conversazione o anche solo come uditore. L’interazione non passa più quindi dalla vista ma dall’udito. Abbiamo approfondito l’argomento con Alessandro Gabbiadini, docente del Dipartimento di Psicologia.

Qual è la chiave del successo di Clubhouse?

Il suo punto di forza è sicuramente il cambio di paradigma della condivisione dei contenuti. A differenza di tutti gli altri social, Clubhouse è basato unicamente sullo scambio istantaneo di messaggi audio, il che lo rende uno strumento più immediato e “personale” rispetto alle piattaforme basate sullo scambio di immagini e testi, che fino ad ora hanno rappresentato il paradigma dominante nel panorama dei social. Un cambiamento in questa direzione lo abbiamo già visto qualche anno fa, con l’introduzione delle dirette video… e non è stato un caso.

Lo scambio di messaggi vocali permette infatti di veicolare più informazioni del mero contenuto. Dalla voce, dalla sua impostazione e dal tono, le persone possono ricavare molte più informazioni rispetto ad un semplice testo scritto, che si presta facilmente a fraintendimenti, poiché mancano tutti quegli indizi tipici della comunicazione face-to-face. Anche in Clubhouse parte di questi indizi comunicativi vengono meno (il luogo di interazione, l’abbigliamento, le espressioni facciali), tuttavia il vocale offre molte più informazioni di un semplice post testuale. Si pensi alla comunicazione delle proprie emozioni… tramite un messaggio vocale è decisamente più semplice comprendere se una persona è arrabbiata con noi oppure è ben disposta nei nostri confronti. Il successo di Clubhouse si basa proprio sul fatto che lo scambio di messaggi vocali consente di costruire una relazione empatica fra gli interlocutori. Da questo punto di vista il social prende in eredità le caratteristiche dei podcast e li rende interattivi.

Un altro aspetto che ha sicuramente contribuito al successo di questa piattaforma è anche il carattere elitario che la promozione di marketing ha saputo costruire. Infatti al momento, Clubhouse non è ancora stata aperta al grande pubblico e per potervi accedere è necessario un invito che può arrivare da altri utenti già iscritti, oppure inserendosi in liste d’attesa sul blog ufficiale del social network. Gli ideatori della piattaforma hanno sviluppato un piano di lancio molto attento, puntando dapprima su personaggi famosi, a cui si sono poi aggiunti influencer, persone del mondo dello spettacolo e via dicendo. Questa esclusività (prevista almeno in fase di lancio della applicazione), ha sicuramente contribuito a creare una certa attesa e un maggiore interesse attorno a questa nuova app.

Il social avrebbe avuto presa in un momento storico differente (slegato al contesto della pandemia)?

Credo che il contesto sociale in cui ci siamo abituati a vivere nel corso dell’ultimo anno abbia certamente giocato a favore di questa applicazione social, favorendo probabilmente anche una accelerazione nel suo sviluppo e rilascio. Diversi studi hanno mostrato come una delle variabili fondamentali per il benessere psicologico sia il supporto sociale, ovvero quanto ognuno di noi percepisce di poter contare su una rete di relazioni stabili, sulle proprie amicizie e affetti. La pandemia ha dilatato, e forse in certi casi addirittura annullato, le nostre relazioni. Ora è normale incontrare i propri amici su piattaforme di virtual meetings tramite una webcam. Questo ci aiuta a tenere vive le nostre relazioni, nonostante il distanziamento sociale imposto. Infatti è importante vedersi e comunicare, non solo contenuti ma anche emozioni, vicinanza e supporto. Lo scambio di messaggi vocali attorno a tematiche specifiche, permette tutto questo e favorisce rapporti che le persone percepiscono come significativi. Siamo animali sociali, lo sappiamo bene, e come tali siamo alla ricerca costante di relazioni. Sentire la voce di altre persone che dibattono attorno ad un argomento che ci interessa, sicuramente favorisce questa dimensione di vicinanza e di appartenenza di cui tutti sentiamo il bisogno.

Secondo lei potrebbe diventare uno strumento di supporto alla didattica?

Da docente sono sempre alla ricerca di nuove tecnologie che mi consentano di essere più vicino ai miei studenti. Durante il periodo buio della pandemia, proprio per mantenere una relazione stabile fra docente e studenti, ho utilizzato diverse piattaforme social per cercare di creare il cosiddetto “gruppo classe” . Ovviamente la comunicazione mediata dalle tecnologie prevede che vi sia un paradigma di interazione diverso da quello che si può avere in un’aula, ma questo non vuol dire che tale interazione sia meno significativa e meno ricca di contenuti.

Una cosa che la pandemia ci sta insegnando è proprio l’importanza della relazione studenti-docente e probabilmente uno strumento come Clubhouse potrebbe diventare di supporto alla didattica. Spesso in aula non si ha il tempo necessario per creare dibattiti e confronti, accendere una discussione e approfondire delle tematiche. Probabilmente, la creazione di una room su Clubhouse, in cui gli studenti e il docente dibattono di un argomento specifico, potrebbe favorire l’apprendimento, proprio perchè permetterebbe di creare quell’empatia di cui parlavo prima, favorita dalle sfumature che la voce è in grado di veicolare. Consentirebbe di sviluppare una sorta di forum vocale che persiste anche oltre l’orario di lezione, tenendo gli studenti sempre vicini agli argomenti e alle spiegazioni. Tuttavia, concretamente, credo che questo strumento potrebbe essere un buon supporto nel caso di insegnamenti che si svolgono completamente a distanza, mentre passerebbe probabilmente in secondo piano al momento del ritorno nelle aule.

Detto questo, credo che la pandemia ci ha portati a scoprire un modo diverso di interagire e di comprendere quanto le tecnologie siano un valido strumento di supporto per ogni attività. Quindi sì, penso che se utilizzato sapientemente, anche Clubhouse, così come altri strumenti social digitali, potrebbe rappresentare un ottimo canale per fare una didattica innovativa, facilitando la diffusione della conoscenza.

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