Indipendenza catalana. Parola a Tirelli e ai "nostri" Erasmus - Bnews Indipendenza catalana. Parola a Tirelli e ai "nostri" Erasmus

La questione catalana è molto differente da altri fenomeni indipendentisti europei. Può essere difficile da comprendere per chi non vive le differenze sociali e politiche sulla propria pelle. Per cercare di capire le ragioni della Catalogna e i possibili scenari economici derivanti da una scelta di separazione dalla Spagna, abbiamo intervistato Patrizio Tirelli (docente di Economia Politica in Bicocca) e 7 studenti Erasmus provenienti dalla Spagna, grazie alla collaborazione di ESN Milano-Bicocca, cui va il nostro ringraziamento per per l’attività di coordinamento e traduzione.

alcuni degli studenti intervistatiGli studenti intervistati (5 catalani, una andalusa e un basco) sono favorevoli all’autonomia catalana e inizialmente citano come motivazione la volontà di poter gestire meglio le proprie risorse economiche.

“La Catalogna è uno dei grandi motori economici della Spagna ma riceve meno di quanto apporta” - David (Barcellona)

Tutti sono però concordi nel riconoscere come ragioni principali quelle dell’identità comunitaria (soprattutto linguistica) e del rifiuto di una politica spagnola che in questi anni non ha lasciato spazio al dialogo.

“Il Governo spagnolo si basa su una Costituzione del 1978, realizzata 3 anni dopo la dittatura. Le cose devono cambiare perché siamo nel 2017 e non è possibile che un referendum sia illegale” - Agata (Barcellona)

“Vorrei modernizzare il paese e vivere in una repubblica fondata su una democrazia partecipativa, equa e plurale così da eliminare la discriminazione del catalano e vivere in un paese multilingue” - Silvia (Torellò, Barcelona)

L’esigenza di un referendum legale è sentita non solo dai catalani.

“La popolazione potrebbe anche essere egualmente divisa tra favorevoli e contrari però per sapere quale è la percentuale reale c’è solo un modo: consentirgli di votare attraverso un referendum legale” - Gonzalo Moral (Bilbao) 

Logo ESN Milano-BicoccaLo spirito pacifico degli indipendentisti è facilmente percepibile rintracciabile nelle parole di Silvia:

“Ho amiche che non la vogliono e nonostante questo non cesso di ritenerle tali, semplicemente abbiamo idee diverse ma ugualmente legittime”.

L’impressione è che il fronte indipendentista possa contare su un forte appoggio da parte dei giovani universitari catalani.

“In Catalogna gli universitari sono un gruppo forte e unito. Si sono sempre preoccupati dei diritti dei cittadini cercando di migliorare le condizioni dell’istruzione e di tutto ciò che li riguarda. Una settimana prima del referendum il gruppo universitario occupò l’Universitat de Barcelona in forma pienamente pacifica e civile, furono organizzati dei turni per pulire l’università ogni giorno e venne creato uno spazio di informazione per tutta la gente interessata a documentarsi sul tema. Credo che la maggior parte degli universitari sia andata a votare “SI” e a difendere i collegi elettorali. La società catalana che si vede molto danneggiata dalla centralità dello stato. Gli studi universitari in Catalogna sono più costosi che nelle altre comunità autonome. Un’ulteriore discriminazione a danno degli studenti della Catalogna riguarda le borse di studio finanziate dallo Stato. In base a ciò, penso che la maggior parte degli studenti universitari abbiano votato a favore dell’indipendenza” - Carlota (Barcellona)

La speranza dei catalani è che in caso di indipendenza il loro sistema universitario possa avvicinarsi di più a quello europeo e migliorare la concessione delle borse di studio grazie a finanziamenti statali più consistenti.