Disconnessi dai social media, connessi alla natura - Bnews Disconnessi dai social media, connessi alla natura
Disconnessi dai social media, connessi alla natura
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Ore 7:00 del mattino, nessuna sveglia da telefonino suona perché lassù, sul Monte Bondone, i cellulari sono stati banditi per quattro giorni. E così gli organizzatori svegliano tutti con della buona musica rock. Si tratta dell’iniziativa lanciata da due studenti dell’Università Milano-Bicocca che ha coinvolto 40 ragazzi “disconnessi”, metà della Bicocca e metà dell’Università degli Studi di Trento. Arrivato alla seconda edizione, l’evento ha come obiettivo dimostrare che immersi nella natura, tramite varie attività offline, ci si può disintossicare dall’assuefazione da social media.

I risultati, ancora una volta pienamente raggiunti, sono quelli di aver migliorato i rapporti interpersonali, il confronto con gli altri e la condivisione: «ritirare i cellulari e vedere la gente tornare a guardarsi negli occhi, penso sia stata la miglior soddisfazione di questo duro lavoro» racconta Giovanni Lovati, responsabile dell’associazione studentesca AISA sezione studenti Milano-Bicocca e organizzatore dell’evento.  In un mondo totalmente connesso, dove rispondere subito ai messaggi diventa priorità, e passare ore davanti a Facebook, Instagram, Twitter alla ricerca dei “likes” e dei “followers” assume l’aspetto di automazione ossessiva ben consolidata, l’esperienza proposta da Giovanni e dal collega Mark Miller si delinea come un progetto che mira alla consapevolezza di quel “malessere digitale” che ci tormenta, indirizzandoci verso un più auspicabile benessere sociale ed equilibrio personale. «Torno arricchita da questa esperienza, consapevole, con nuovi amici e un po' di nostalgia», sottolinea Martina, una delle partecipanti all’iniziativa, le fa eco Sara «Social Media Detox è stata un’ottima evasione dalla prigionia che attanaglia i nostri tempi. Un consiglio? Provatela anche voi».  

Ma è davvero possibile sopravvivere senza social? «Sì, come si può vivere senza televisione – commenta Marco Gui, ricercatore in Sociologia dei media e Coordinatore del Centro di Ricerca "Benessere Digitale" di Milano-Bicocca -. Bisogna vedere se ci conviene e se staremmo meglio o peggio facendolo. Ritengo che porre fine alla propria vita social sia una soluzione estrema, anche se legittima vista la situazione attuale. In questo periodo storico, infatti, le piattaforme social sono soggette a pochissima regolamentazione pubblica (pensiamo alla segretezza degli algoritmi, agli scandali sulla cessione dei dati, agli esperimenti condotti da Facebook sull'induzione artificiale di un cambio di umore tra utenti inconsapevoli). Sogno un futuro in cui riusciremo come società ad acquisire coscienza su questo per richiedere delle regole chiare e condivise che ci tutelino. A quel punto potremo insieme massimizzare i vantaggi enormi che strumenti come i social già in parte ci offrono: mantenere legami positivi con persone (selezionate!) che non ci capita di incontrare giornalmente, organizzare e sensibilizzare gruppi su diverse tematiche, costruire reti professionali e scientifiche che condividano e creino nuove idee tramite le collaborazione. Nel frattempo, un uso accorto e strategico dei social è certamente possibile ma richiede grande consapevolezza e competenze critiche per evitare (qui faccio riferimento alla letteratura) bolle informative, depressione da eccesso di notizie negative, perdita di tempo e di produttività sul lavoro, difficoltà relazionali e di coppia».

Per provare l’esperienza dovrete attendere il prossimo agosto, quando ci sarà la terza edizione dell'iniziativa e avrete l’occasione di disconnettervi da internet e riconnettervi con voi stessi, con gli altri e con la natura.