Asteroid Day, nessun pericolo in vista ma meglio saperne di più - Bnews Asteroid Day, nessun pericolo in vista ma meglio saperne di più

Armageddon, Deep Impact, Asteroid, Meteor… sono solo alcuni degli svariati titoli hollywoodiani con protagonisti i piccoli corpi rocciosi che orbitano intorno al sole. Inutile specificare che gli asteroidi in questione si ritrovano in rotta di collisione con la Terra e che l’umanità viene salvata in extremis grazie al valoroso contributo della comunità scientifica (o di Bruce Willis).

Tutta finzione cinematografica che sfrutta paure infondate?

Ogni anno cadono sul nostro pianeta centinaia di piccole rocce spaziali ma la possibilità di essere colpiti da una di esse dovrebbe essere piuttosto bassa (una su 1.600.000). Il problema, però, è che si stima di aver identificato e tracciato meno dell’1% di tutti i meteoriti di grosse dimensioni presenti nel sistema solare, quelli cioè in grado di causare gravi danni a tutte le forme di vita in caso di impatto.

Per sensibilizzare le nazioni alla ricerca astronomica e alla prevenzione di potenziali pericoli grazie alle tecnologie già disponibili, un gruppo di scienziati ha creato il movimento “Asteroid Day” che ha ottenuto il riconoscimento delle Nazioni Unite e una giornata mondiale dedicata: il 30 giugno. Tra i promotori della dichiarazione di intenti, l’astrofisico e chitarrista dei Queen, Brian May. Tra i firmatari tanti fisici (Stephen Hawking), astrofisici, astronomi, astronauti (Samantha Cristoforetti) e premi Nobel.  

Noi ne discutiamo con Tullia Sbarrato (Ricercatrice del Dipartimento di Fisica "Giuseppe Occhialini") e Francesca Orsi (Membro di “Red Shift”, lista di rappresentanza studentesca del Dipartimento di Fisica)

Tullia, gli asteroidi secondo la comunità scientifica rappresentano attualmente una minaccia?

«Veramente no, gli asteroidi piuttosto sono di grande interesse dal punto di vista scientifico, perché portano informazioni provenienti da altri punti del nostro sistema solare, che ci potrebbero aiutare a comprendere a fondo la storia del nostro sistema, e la composizione delle zone più distanti da noi.»

Gli enti che si occupano di ricerca e di esplorazione spaziale hanno attualmente risorse finanziarie adeguate o sarà meglio puntare sul contributo di qualche privato, tipo Elon Musk?

«La NASA ha attività molto efficienti di monitoraggio su questo tema (ad esempio Sentry). L’attività di sensibilizzazione che viene suggerita con l’iniziativa dell’Asteroid Day è anche finalizzata all’aumento degli investimenti in questo campo, per migliorare la nostra conoscenza dello spazio intorno alla nostra Terra. Gli investimenti sostanziosi da parte dei privati sono maggiormente indirizzati verso attività di maggiore azzardo, come i sistemi di propulsione per viaggi spaziali, e il ritorno dell’uomo sulla Luna o il suo sbarco su Marte.»

L’ultimo “pericolo” è stato che ci cadesse in testa un satellite cinese fuori controllo, non è ironico?

«Non lo chiamerei nemmeno pericolo: la Terra è largamente disabitata, e gran parte della superficie è occupata dall’acqua, perciò la probabilità di impattare in prossimità di centri abitati per il satellite cinese era piuttosto bassa.»

Francesca, cosa vi ha spinto a intraprendere gli studi in questo campo? La filmografia hollywoodiana ha dato il suo contributo?

«La filmografia non è stata particolarmente rilevante nella nostra scelta. Ha avuto sicuramente un ruolo secondario in confronto ai tanti libri di divulgazione scientifica e certamente a qualche bravo insegnante alle superiori. In particolare Andrea, neolaureato in astrofisica, ricorda ancora i libri sull'universo che leggeva da bambino e li considera tuttora importanti per quello che poi è stato il suo percorso di studi.»

Avete organizzato con successo l’incontro con Samantha Cristoforetti. In un convegno sul tema “impatto Terra-asteroide” chi invitereste e perché?

«Probabilmente inviteremmo Steven Spielberg, perché con un tocco di fantascienza saprebbe raccontarci al meglio come potrebbe svolgersi una simile catastrofe. Crediamo che proporre a ricercatori e divulgatori la partecipazione a una conferenza del genere sia un po' azzardato ed allarmistico. Consiglieremmo di approcciare l'argomento in modo diverso, portando l’attenzione in generale su “gli asteroidi nel Sistema Solare" e in tal caso inviteremmo sicuramente un ricercatore dell'INAF.»