Anziani e reti di relazioni durante la pandemia - Bnews Anziani e reti di relazioni durante la pandemia

Anziani e reti di relazioni durante la pandemia

Anziani e reti di relazioni durante la pandemia
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Il tema delle relazioni sociali e del loro impatto sulla salute e sul rischio di isolamento e solitudine degli anziani, ha animato in maniera significativa il dibattito pubblico degli ultimi mesi, a seguito dell'attuazione delle norme per il distanziamento sociale. Con l’obiettivo di indagare come gli anziani abbiano reagito ai cambiamenti della loro quotidianità, è nata la ricerca “Anziani e reti di relazioni durante la pandemia”, pubblicata sul Forum dell'Osservatorio Nazionale delle Politiche Sociali (https://welforum.it/il-punto/emergenza-coronavirus-tempi-di-precarieta/anziani-e-reti-di-relazioni-durante-la-pandemia/).
«Questa indagine è parte delle attività di ricerca del progetto "Aging in a Networked Society. Older people, Social Networks and Well-being", finanziato nel 2017 da Fondazione Cariplo, e che prevede la collaborazione tra il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Milano Bicocca, la Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso e l'Università inglese di Bath», spiega Emanuela Sala, docente di Metodologia dell Ricerca Sociale e coordinatrice dello studio.

Qual è l’obiettivo del progetto?

Indagare l'impatto delle relazioni sociali tradizionali e di quelle online, mediate da tecnologia e social network, sul benessere psico-fisico delle persone anziane e su alcuni aspetti correlati, come la solitudine.

Nel lavoro di ricerca sono stati coinvolti anche alcuni studenti del Corso di Laurea in Servizio Sociale. Qual è stato il loro ruolo?

La ricerca è stata condotta all’interno del mio corso di Metodologia della Ricerca Sociale del Corso di Laurea in Servizio Sociale. Gli studenti e le studentesse sono stati coinvolti nelle diverse fasi del processo di ricerca: la stesura del questionario, l’individuazione dei componenti del campione, la raccolta delle interviste e l’analisi dei dati.  Nonostante le difficoltà della didattica a distanza, gli studenti e le studentesse sono stati/e in grado di somministrare  agli anziani i questionari utilizzando i loro smartphone e a caricarli sulla piattaforma e-learning del corso. Devo ammettere che non è stata un’impresa affatto semplice.

Quale metodologia è stata utilizzata per la raccolta dati? 

Per condurre questa ricerca abbiamo utilizzato la tecnica dell’indagine campionaria. Con i colleghi Daniele Zaccaria e Gabriele Cerati abbiamo quindi predisposto un breve questionario che è stato somministrato telefonicamente a un campione non probabilistico di 68 persone di età superiore ai 65 anni residenti in Lombardia. L’indagine è stata condotta durante il primo weekend di maggio 2020. Va detto subito che la nostra ricerca è di tipo esplorativo, poiché condotta su un piccolo campione di intervistati: tuttavia, nonostante i limiti metodologici, i risultati di questa indagine ci restituiscono alcuni spunti interessanti. 

Entrando più nel dettaglio della ricerca, gli anziani hanno ricevuto sostegno dalle persone a loro più vicine, come familiari o amici? 

Una prima analisi dei dati ha documentato il fitto scambio di aiuti (anche reciproci) intercorso fra gli anziani intervistati e i loro parenti, amici e conoscenti. Sebbene solo una minoranza degli intervistati abbia prestato aiuti “pratici” (ad esempio, con la spesa o il ritiro dei farmaci), circa il 70% di loro ha invece contribuito ad alleviare la solitudine di parenti o amici, fornendo loro compagnia telefonica. Gli anziani hanno ricevuto diversi tipi di sostegno: più pratici, come la spesa, principalmente forniti dalle reti parentali; di tipo psicologico, attraverso contatti telefonici, erogati sia dai parenti, ma anche dalle reti amicali. A titolo di esempio, il 75% degli intervistati ha ricevuto aiuto con la spesa da parte dei parenti e l’80% ha beneficiato dalle compagnia telefonica degli amici.

A proposito di contatti con amici e parenti, che ruolo hanno avuto in questa fase i social media?

I social media hanno permesso agli over 65 di rimanere in contatto con la rete parentale e amicale di riferimento durante le settimane del lockdown. Infatti circa il 70% degli intervistati ha effettuato videochiamate, ad esempio utilizzando Skype, o ha inviato brevi messaggi ai propri famigliari ed amici. Ciò ha permesso loro di superare anche la solitudine. Dalla nostra indagine risulterebbe che solo una minoranza delle persone intervistate abbia dichiarato di essersi sentita spesso sola durante il lockdown. Tuttavia, non dobbiamo ignorare il fatto che ben il 65% degli anziani abbia confessato di essersi sentito/a triste o depresso/a durante i mesi di isolamento. 

Quale fotografia del rapporto tra anziani e social media pertanto emerge da questa indagine?

L’emergenza sanitaria ha indotto molti anziani ad apprendere nuove competenze digitali; il 27% degli intervistati infatti ha imparato ad effettuare video-chiamate. Nonostante i limiti metodologici di questo studio, possiamo concludere che i social media abbiano costituito un’opportunità per gli over 65 di acquisire nuove competenze digitali.

Secondo lei, nell’immediato futuro sono necessari interventi di educazione al web e ai social pensati per gli anziani?

Per contrastare l’esclusione sociale degli anziani sono necessari interventi strutturati di ampio respiro, rivolti soprattutto alle fasce più deboli della popolazione anziana, come, ad esempio, gli anziani soli. Sono da realizzare interventi volti a rafforzare le competenze digitali degli anziani, al fine di renderli indipendenti nella gestione della quotidianità, sempre più legata all’utilizzo delle nuove tecnologie. 

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